Se l'intervento di guerrilla gardening vuole avere un futuro, serve un certo impegno nella sua organizzazione: una volta scelto e ripulito il terreno adatto allo scopo, si deve decidere quali piante farvi crescere, tenendo conto del tipo di terreno e del clima, preferendo quelle più resistenti. Dopo una perlustrazione della zona, si pianifica la missione segreta in cui la squadra di giardinieri entrerà in azione, utilizzando i materiali necessari: attrezzi, terriccio, fertilizzante, acqua per annaffiare, naturalmente semi e piante. Per assicurarsi il successo dell'opera, nei giorni successivi si deve ritornare sul posto per proseguire il lavoro oppure incaricare qualcun'altro di prendersene cura. Terminato l'attacco verde, è importante lasciare tutto pulito e in ordine in modo da dare un'immagine positiva alla missione. Se invece l'attacco è concepito come un mero atto simbolico di protesta, diventa più semplice da realizzare, ad esempio usando le bombe di semi. Oltre ai semi delle piante che vogliamo far cresere, contegono terriccio e fertilizzante e sono avvolte nel giornale e imbevute d'acqua. Basta scegliere un terreno abbandonato dove lanciare le bombe e il gioco è fatto.
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Oggi in Italia esistono diversi gruppi indipendenti di guerrilla gardening, tanto che si organizzano anche raduni e giornate dedicate al fenomeno. In questo il web gioca un ruolo fondamentale, sia come amplificatore del messaggio ambientalista che come mezzo per scambiarsi esperienze e successi: infatti gli attacchi verdi vengono rigorosamente documentati da foto dell'area interessata prima e dopo l'intervento. Talvolta però i gruppi di guerrilla gardening non si limitano a esprimere la loro visione su come rendere il pianeta più bello e più pulito, magari mettendo a posto un'aiuola, ma si occupano di organizzare vere azioni di protesta politica: in questi casi, l'attacco verde non fa parte di un progetto sul territorio a lungo termine ma diventa soprattutto uno strumento di propaganda che può anche creare problemi di ordine pubblico. Comunque la si pensi, il fenomeno getta luce sulla questione politica dell'incuria che spesso affligge gli spazi verdi e non solo quelli, mentre a livello globale fa riflettere sul complesso equilibrio tra uomo e natura e sul problema della sostenibilità dei nostri modelli di vita.
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