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La piccola Dionea è una piccola pianta carnivora alta quasi 15 cm,che distende le sue foglie rotonde, leggermente concave, munite sui bordi di lunghi peli rossi e coperte da una sostanza che sembra rugiada. Arriva una mosca e si getta avidamente su questa secrezione che sembra appetitosa. È proprio vero che ne uccide più la gola che la spada: invece che appetitosa, la sostanza è una specie di colla nella quale la malcapitata mosca resta invischiata, mentre i peli e la foglia si muovono e si incurvano per avvolgerla. Uno o due giorni dopo la foglia si distenderà nuovamente, ma dell'insetto, digerito delle sue potenti ghiandole, non sarà restata traccia. La Dionea è una specie abbastanza diffusa nell'America Settentrionale: infatti non necessita di alte temperature. Al tempo stesso queste piante carnivore vengono adottate spesso come piante da appartamento perché molto decorative.
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In Spagna, in Portogallo e in Marocco sono diffuse le piante carnivore appartenenti al genere Drosera. Sono comprese in questa categoria 100 specie, che si caratterizzano per essere dotate di trappole adesive attive. In particolar modo hanno all'estremità di lunghi tentacoli delle ghiandole che attirano gli insetti; non appena avvertono la presenza di un insetto, i tentacoli si muovono rapidamente e lo avvolgono, catturandolo. In Italia sono presenti tre specie di Drosera, la D. intermedia, la D. rotundifolia e la D. anglica, che sono molto diffuse nelle Alpi e nell'arco prealpino. In Australia, invece, sono presenti numerose varietà, tra cui il sottogruppo delle Drosere pigmee. Queste piante carnivore necessitano per l'apporto di azoto dagli insetti e non hanno gli enzimi per assorbire questa sostanza dal terreno. La Drosera è tenuta in casa con il preciso scopo di eliminare mosche, zanzare e moscerini. Il suo sistema di caccia, infatti, è semplice ed efficace.
La Nepente, diffusa in Africa e in Asia, preferisce annegare le sue vittime prima di digerirle. Le sue foglie terminano con una specie di fornello di pipa profondo 4 o 5 cm e sempre pieno di un liquido zuccherino dall'odore gradevole. La mosca vi cade dentro e annega, quindi viene assimilata dalla pianta. Le piante carnivore Nepente sono rampicanti caratterizzati da viticci fogliari e il termine delle foglie è dotato di un coperchio che può eventualmente chiudere il contenitore. Le foglie adulte hanno una base sottile picciolata oppure sessile, un picciolo e una lamina: quest'ultimo elemento è quello dotato di coperchio. Queste piante carnivore sono molto diffuse nelle zone tropicali: sono state descritte per la prima volta dal governatore del Madagascar, Étienne de Flacourt, a metà Seicento. Questi diede alla pianta il nome di Amramitico. Successivamente, nel 1689, J. P. Breyne diede alla specie il suo nome attuale.
Le piante carnivore sono specie erbacee, che ricavano le sostanze nutritive dalle proteine animali. Le modalità con cui gli insetti vengono intrappolati sono più o meno efficienti e sono messe in atto da foglie modificate. Francis Ernest Lloyd fu il primo a usare, nel 1942, il termine piante carnivore, mentre prima si usava la parola piante insettivore. Si caratterizzano per poter sopravvivere in ambienti estremi, con un livello di sostanze nutritive davvero basso. Hanno radici piccole in base alle misure effettive degli esemplari: infatti la massa radicale non assorbe molti nutrienti. Questo compito è affidato soprattutto alle foglie. Le piante carnivore sono perenni, ma vi sono anche specie annuali; alcune diventano delle vere e proprie colonie. Si tratta di specie che non riescono a competere in maniera efficace con le altre piante: di conseguenza, se l'habitat subisce mutamenti, vengono rimpiazzate.
Le piante carnivore possono adottare cinque tipi diversi di trappole per catturare gli insetti e gli altri organismi. Le trappole ad ascidio si distinguono per avere una foglia a forma di caraffa, al cui interno vi sono batteri oppure enzimi digestivi. Le trappole a tagliola (dette anche a scatto) permettono di intrappolare le prede all'interno delle foglie una volta che ne viene rilevata la presenza grazie a parti sensibili. Quelle adesive, invece, catturano le prede grazie alla secrezione di mucillagine collosa delle foglie. Alcune piante carnivore adottano trappole ad aspirazione e risucchiano la preda attraverso l'utricolo grazie a un vuoto di pressione. Infine, con le trappole a nassa, le piante carnivore hanno peli che forzano la preda a entrare nell'organo digestivo. Bisogna tenere a mente che le trappole si classificano in passive oppure attive, a seconda che la pianta partecipi o meno alla cattura. Ad esempio, le trappole adesive sono attive.
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