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Facendo riferimento alla rigorosa normativa europea UNI-EN 197-1, il cemento pozzolanico è definito un cemento di tipo IV per la sua composizione. Tale normativa effettua una distinzione tra due tipologie di cemento pozzolanico a seconda delle diverse percentuali degli elementi che lo compongono. Il cemento pozzolanico IV/A ha una percentuale minima di clinker del 65%, componenti ad attività pozzolanica tra l’11% e il 35% e un buon 5% di filler, detti anche elementi riempitivi. Il cemento pozzolanico IV/B invece ha una percentuale massima di clinker del 64%, una percentuale che va dal 36% al 55% di componenti ad attività pozzolanica e meno del 5% di filler, che spesso non sono nemmeno presenti. A tale distinzione si aggiungono 12 differenti sottotipi, in quanto secondo la normativa vigente per ogni varietà di cemento vi sono 6 classi distinte di resistenza alla compressione, e in questo caso vi sono due tipologie di cemento pozzolanico (2x6=12).
Rispetto al cemento Portland, il cemento pozzolanico presenta valori del calore di idratazione molto più bassi: questo è dovuto a una minore percentuale di silicati del clinker presente all'interno della miscela, che fa sì che si sviluppi un minore calore. Anche la resistenza meccanica alla compressione è migliore rispetto al cemento Portland, misurata su un intervallo di 28 giorni. L’impasto del cemento pozzolanico, appena pronto, ha scarsa fluidità, che significa una buona consistenza: ciò consente che, durante la realizzazione del calcestruzzo, i componenti non si separino dando vita al fenomeno della segregazione del calcestruzzo per i diversi pesi specifici, andando a minare la stabilità delle opere realizzate. Infine, il cemento pozzolanico mostra un’ottima resistenza all'aggressione dei solfati presenti nel terreno e nelle acque reflue: anche in questo caso, una minore percentuale di clinker favorisce il cemento pozzolanico rispetto ad altre tipologie di cemento.
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