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Spesso, la parola mattone è usata per indicare i laterizi in generale: ciò è sbagliato, in quanto i mattoni sono solo una tipologia di laterizi. I mattoni in laterizio possono essere di due tipi: pieni o semipieni. I primi sono sostanzialmente privi di foratura, presentando una superficie forata pari o inferiore al 15% della superficie totale del mattone. Solitamente hanno dimensioni di 5,5×12×25 centimetri. Vengono prodotti per estrusione, ma attualmente sono quasi del tutto sostituiti dai mattoni forati; vengono tuttavia usati qualche volta nelle ristrutturazioni di edifici antichi. I mattoni semipieni invece hanno una resistenza intermedia tra quelli pieni e quelli forati. L'area forata va dal 15% al 45% della superficie complessiva. Anch'essi prodotti tramite estrusione come i mattoni pieni, hanno una dimensione che è praticamente doppia rispetto ad essi, di 12×12×25 centimetri. Sono riconoscibili dalla dicitura DOPPIO UNI.
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Le tavelle sono laterizi forati a forma di parallelepipedo, caratterizzati da una lunghezza molto più grande rispetto allo spessore. Come la maggior parte dei laterizi, anch'esse sono prodotte per estrusione, essiccamento e cottura, e talvolta vi si aggiungono sostanze inerti come ossidi di ferro e sabbia per compattare l'impasto. Le pareti della tavella finita delimitano la superficie esterna; all'interno dell'elemento vi sono i setti, che delimitano i fori. A seconda della loro dimensione, si distinguono in tavelline, se hanno altezza minore di 3,5 cm e lunghezza maggiore di 25 cm; tavelle, con altezza fino a 5 cm e lunghezza minima di 35 cm; tavelloni se altezza e lunghezza vanno rispettivamente oltre 5 e 50 cm. Il loro impiego nell'edilizia è vario, ad esempio sono usate come elementi di alleggerimento per solai in acciaio, legno, laterocemento o laterizio, oppure per la realizzazione di architravi e tramezzi, o infine per rivestire le strutture in calcestruzzo armato.
Le tegole sono laterizi che trovano impiego nella realizzazione nel manto di copertura dei tetti spioventi. Utilizzate fin dall'antichità, si sono potute dividere in due grandi sottocategorie a seconda della lavorazione e, quindi, della forma: tegole estruse e pressate. Le tegole estruse presentano un coppo che ha la caratteristica forma ricurva, essendo stato prodotto per estrusione. Le tegole pressate, invece, dopo il processo di estrusione vengono sottoposte anche a pressatura, in seguito alla quale gli elementi piani estrusi e tagliati a misura vengono, appunto, pressati e ottengono forme diverse: marsigliese, portoghese, embrice, olandese e pezzi speciali per i tetti di difficile geometria. Le piane invece sono laterizi pieni di piccole dimensioni (il loro spessore è circa metà di quello di un mattone) con forma rettangolare, usato per le coperture lignee e gli intradossi dei solai.
Innanzitutto, è necessario preparare un impasto di argilla: viene estratta da cave a cielo aperto, va depurata da rocce e radici ed infine lasciata stagionare all'aperto per farla disgregare. Successivamente va macinata e miscelata con sabbia o frammenti di laterizi per renderla omogenea e più plastica. Nella fase di formatura si dà all'argilla la forma che il laterizio dovrà avere: l'impasto è foggiato mediante la trafilatura, in cui dei propulsori fanno uscire l'impasto sottoforma di nastro, che verrà poi tagliato. La fase successiva è l'essiccamento, un processo graduale e non rapido, che rende il laterizio compatto e maneggevole. Avviene in appositi essiccatoi, con aria e gas che escono da una fornace. Infine vi è la cottura nei forni: è un processo in cui gli scambi termici tra laterizio e aria avvengono in controcorrente. Alla fine di questa fase avviene un graduale raffreddamento per stabilizzare il materiale.
Dopo il processo di cottura, i laterizi assumono caratteristiche cromatiche e di resistenza differenti a seconda dell'impasto che è stato usato. Ad esempio, l'argilla è nota per avere molte variazioni di colore: i mattoni prodotti con l'argilla di Forlì, ad esempio, presentano una tonalità più chiara rispetto ad altri laterizi di altre zone italiane, e ciò è molto visibile nei vari edifici della città, rendendo facile capire se un edificio è stato costruito con mattoni del posto o importati.
Generalmente, cuocendo un mattone a circa 800°C si ottiene un colore rosso; se la temperatura invece va oltre i 980°C, il prodotto finale sarà un laterizio chiaro.Dunque esistono laterizi albasi (chiari e poco resistenti), mezzani (ben cotti), forti (che sopportano un grande carico di rottura) e ferrioli (troppo cotti).
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