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Per molto tempo la legge 10/1991 è stata considerata all'avanguardia, anche a livello europeo, per quanto riguarda le norme per il risparmio energetico. Tuttavia ciò interessa solo la parte teorica, in quanto la realizzazione pratica dei contenuti della norma è avvenuta soltanto a partire dal 2000. Infatti, nonostante le grandi aspettative causate dall'adesione al protocollo di Kyoto, si è fatto poco per ridurre le emissioni di biossido di carbonio nell'atmosfera per preservare la salute ambientale. In Italia è avvenuto di recente il recepimento del decreto comunitario 2002/91/CE tramite norme per il risparmio energetico che si pongono l'obiettivo di calcolare le prestazioni energetiche degli edifici e di classificarli in base ai risultati. Le leggi in questione risalgono al 2005, 2008 e 2009 e spesso sono successive integrazioni delle norme precedenti.
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Non bisogna dimenticare che le norme per risparmio energetico Italiane molto spesso recepiscono direttive della Comunità Europea. La prima in ordine di tempo è stata nel 2002 l’EPED (acronimo per Energy Performance of Buildings Directive). Conosciuta come direttiva europea 2002/91/CE, è stata integrata e riproposta come 2010/31/Ue. In questo modo la norma ha aggiornato i contenuti della norma per quanto riguarda le prestazioni energetiche degli edifici e l'uso delle fonti rinnovabili per alimentare gli impianti energetici. Proprio per incentivare l'utilizzo di queste ultime, oltre all'efficienza dei servizi energetici e degli impieghi finali dell'energia, le norme per il risparmio energetico europee e nazionali hanno introdotto una serie di agevolazioni in tal senso. Un esempio è la detrazione Irpef al 65% per le spese effettuate per ristrutturare e migliorare dal punto di vista energetico gli immobili.
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