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A causa delle caratteristiche stesse della saldatura ossiacetilenica, non tutti i materiali si possono saldare con questa tecnica. Processo estremamente diffuso durante i primi decenni del Novecento, è stato sostituito gradualmente dalla saldatura ad arco a partire dagli Anni Venti. Al giorno d'oggi l'equipaggiamento per la saldatura ossiacetilenica si trova ancora in alcune officine in quanto può essere impiegato anche per l'ossitaglio, l'imburraggio e la brasatura. Al tempo stesso questo procedimento è usato per fare riparazioni in luoghi dove non vi sia energia elettrica per vari motivi. La saldatura ossiacetilenica viene impiegata sulle ghise malleabili (anche se è necessario prestare notevoli attenzioni), sugli acciai al carbonio, al Cr oppure inossidabili al Cr-Ni, sul rame e sull'alluminio e su tutte le leghe composte con questo metallo.
La saldatura ossiacetilenica deve essere effettuata con grande attenzione, altrimenti si rischia che il risultato finale non sia a regola d'arte. Difetti tipici di questa tecnica sono le incollature e la mancanza di penetrazione, causate dall'uso di un cannello inadatto, che non fa fondere completamente il materiale: nel primo caso si formano ossidi sul cordone di saldatura, mentre nel secondo il fondo non è del tutto fuso e si nota facilmente. Se invece la fiamma viene regolata male è possibile che si verifichino una denaturazione del metallo (viene alterato chimicamente) e inclusioni di ossidi. Sono però fenomeni più rari, mentre sono comuni ad altre tecniche di saldatura, difetti come incisioni marginali, mancanza o eccesso di spessore. In pratica i profili del cordone sono sbagliati a causa di una velocità di saldatura scorretta.
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