L'impianto elettrico è una delle componenti più delicate di un'abitazione: senza corrente, oggi, molto semplicemente non è possibile vivere. Tutti gli impianti a servizio delle abitazioni sono soggetti a normative elaborate dal legislatore per avere un corretto funzionamento degli apparati, adempiendo ai requisiti minimi di sicurezza. In base alla normativa vigente, disciplinata dal DM 37 del 22 gennaio 2008, l'installazione e la manutenzione degli impianti elettrici è limitata esclusivamente a soggetti abilitati, che possiedono i requisiti tecnico-professionali riconosciuti. A chi dovete rivolgervi, quindi, per sistemare l'impianto guasto, o talmente obsoleto da risultare fuori norma? Cercate un'impresa che rispetti le regole, e abbia in organico un responsabile tecnico preposto alla progettazione impiantistica, così come indicato dalla normativa. Il responsabile tecnico deve possedere diploma di laurea o scuola superiore in materia tecnica specifica, o un titolo conseguito in materia di formazione professionale, con un periodo di almeno quattro anni continuativi alle dipendenze di una ditta del settore. Può essere il titolare, un socio, un dipendente o un collaboratore esterno.
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Anche eventuali lavori edili che riguardino l'impianto idraulico sono regolati dalla stessa normativa specifica. Qualora sia necessario realizzare un nuovo impianto, infatti, come nel caso di quello elettrico ci si deve rivolgere a una ditta dotata di responsabile tecnico, così come indicato dal Decreto Ministero dello Sviluppo Economico n. 37 del 22 gennaio 2008. L'impianto idrico è generalmente collegato a una rete di distribuzione, con l'eccezione, ad esempio, di case isolate che beneficiano di sorgenti locali. La norma si applica a partire dal punto di consegna della fornitura. La ditta esecutrice dei lavori, completate le opere, deve effettuare le verifiche di funzionalità previste dalla legge, dopodiché rilascia al committente la dichiarazione di conformità (vale anche per gli altri impianti domestici, come quello elettrico, del gas ecc.). A questo punto, dovete recarvi entro 30 giorni dall'ultimazione dei lavori presso il distributore o il venditore del servizio, al quale consegnerete copia del certificato, per l'espletamento delle dovute pratiche burocratiche.
Sistemare casa spesso fa rima con opere sui pavimenti: al di là del fattore estetico, sostituire la pavimentazione interna degli appartamenti è un'opera che può associarsi a un cambio nella distribuzione del riscaldamento, con l'installazione di un sistema a pavimento radiante, dotato cioè di serpentine che trasportano il liquido riscaldato lungo tutta la superficie dei locali dell'abitazione. Il sistema a pavimento radiante un tempo era poco diffuso perché l'alta temperatura sprigionata dal liquido in circolo creava o favoriva problemi alla salute (insufficienza venosa alle gambe), ma oggi, con il miglioramento delle soluzioni tecniche, questo problema può dirsi ampiamente superato. La posa di un sistema a pavimento radiante, associata all'installazione di una caldaia a condensazione, è ritenuta una buonissima opzione per il riscaldamento domestico da molti termotecnici. Naturalmente, questi lavori edili richiedono una ditta qualificata, come spiegato nei punti precedenti. E se voleste solo cambiare le piastrelle? In questo caso l'intervento, di manutenzione ordinaria, richiede malta, piastrelle e... tanto olio di gomito: non è necessario richiedere autorizzazioni in Comune.
Con manutenzione ordinaria si intende tutta una serie di interventi molto comuni per sistemare casa, che non comportano la sostituzione tipologica degli elementi di un'abitazione, né mutazioni di superficie e volume dei vani, superfetazioni (costruizone di nuove parti di un edificio), trasformazione di varchi (ad esempio da porte a finestre), ecc. Si parla in questi casi di attività edilizia libera. In altre parole: se le piastrelline rosa che avete trovato nel bagno della casa nuova vi annoiano e volete sostituirle, non dovete chiedere alcuna autorizzazione, poiché effettuerete lavori edili che non inficiano le caratteristiche di base della vostra abitazione. Lo stesso vale per il tetto, uno degli elementi dell'involucro edilizio più soggetto, per la sua stessa natura, all'usura e alle relative operazioni di ripristino: se non modificherete gli elementi strutturali del tetto (ad esempio, se non isolerete il tetto "approfittando" dei lavori di manutenzione), potrete evitare di presentare progetto in Comune, ma al massimo una dichiarazione con la quale avvisate la vostra amministrazione cittadina delle riparazioni in atto (informatevi presso gli uffici comunali della vostra città).
Altra cosa è l'intervento sulla disposizione interna dei vani, con la costruzione e la demolizione di tramezzi: in questo caso, oltre che nei già citati casi della trasformazione dei varchi, delle modifiche strutturali ai tetti, o delle superfetazioni, si attuano modifiche dello stato attuale dell'immobile, che richiedono specifiche pratiche edilizie da presentare agli uffici tecnici comunali. La legge 73/2010 ha introdotto la CILA, Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata, una pratica che comprende, tra gli altri, gli interventi di manutenzione straordinaria sugli edifici. L'eventuale intervento sulla struttura portante dell'edificio comporta l'impossibilità di avvalersi della CILA, e il conseguente obbligo di presentare domanda con pratiche più complesse e onerose, come il permesso di costruire. La CILA, firmata da un tecnico abilitato, permette di iniziare immediatamente i lavori edili del caso, ossia il giorno stesso della presentazione della pratica in Comune. Potrete essere voi stessi a cimentarvi con frattazzo, cazzuola, sacchi di cemento e laterizi, se ne avete la capacità e la volontà: è consentita infatti l'esecuzione delle opere in proprio da parte del committente.
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